Tra edifici di cura e ospizi di carità
Il più antico ospedale d'Europa: il museo Memling a Bruges
L'interno del Museo del Sint Janshospitaal a Bruges | Courtesy of VisitFlanders
Eleonora Zamparutti
10/05/2019
Lungo i marciapiedi che costeggiano le strade di Bruges si celano edifici storici che sono veri e propri gioielli, legati ad antiche tradizioni radicate nel tessuto sociale della comunità. Visitarli significa immergersi nello spirito medievale della città fiamminga, che, a buon diritto, è riconosciuta come la patria della moderna assistenza sanitaria pubblica.
Si tratta di strutture che conservano al loro interno straordinarie collezioni d’arte, e di costruzioni, tutt’oggi abitate, che si sviluppano intorno a giardini ben curati, oasi di pace che regalano momenti di ozio e silenzio fuori dai classici circuiti affollati.
Alla scoperta dei Godshuizen
Gli antichi ospedali nati in origine per curare più le anime che il corpo, come il Sint-Janshospitaal (Ospedale di San Giovanni) e l’Onze-Lieve-Vrouw-ter-Potterie (Nostra Signora della Potteria), e i cosiddetti Godshuizen - gli Ospizi di Carità - erano stati fondati durante i secoli del Basso Medioevo per volontà di numerose istituzioni caritatevoli, sostenute da facoltosi cittadini privati, che si ispiravano ai valori della carità cristiana e che si offrivano di dare un riparo decoroso ai diseredati.
Luoghi di accoglimento e reclusione al tempo stesso, fioriti nel periodo florido quando la città era diventata un centro economico e commerciale di primo piano a livello europeo - contava oltre 45mila abitanti, mentre Parigi a quel tempo ne aveva appena 30mila - attirarono un gran numero di bisognosi, poveri e malati, oltre ai pellegrini che si incamminavano sulla rotta Bruges - Gand.
Lungo la Nieuwe Gentweg si incontrano gli ingressi a due Ospizi di Carità oggi riuniti sotto un unico cappello: il De Meulenaere en Sint-Jozef.
Ad accogliere il visitatore, un grazioso giardino circondato da piccole case bianche, alcune panchine, una fontana e una cappella votiva.
Il giardino del Godshuizen De Meulenaere en Sint-Jozef a Bruges | Foto © ARTE.it 2018
Risalendo lungo la Mariastraat e imboccando la Walstraat in direzione del piccolo vicolo del Stoofstaat si raggiunge la Godhuis Spanoghe, con il suo rigoglioso spazio verde affacciato direttamente sul canale. Con il medesimo spirito di pietà era stato fondato il celebre Begijnhof, “Ten Wijngaarde”, oggi iscritto nella lista Unesco dei Patrimoni dell’Umanità. Il giardino alberato, la chiesa e il museo costituiscono importanti attrazioni a Bruges.
Ieri come oggi, l’alloggio presso uno degli edifici degli Ospizi di Carità è concesso a chiunque sia disposto ad accettare le regole della “casa”, spesso e volentieri molto stringenti.
Se oggi Bruges conserva l’aspetto parzialmente intatto del suo periodo gotico lo si deve soprattutto alla comunità di spagnoli che, anche dopo il Seicento - quando la città perse il predominio a favore di Anversa - continuò ad abitarla costituendo una piccola élite a fronte di una larga porzione di popolazione decisamente povera. Furono loro a preservare la città come una sorta di fantasy land. Ma è grazie agli inglesi che, nel XIX secolo, avvenne la riscoperta in termini turistici di Bruges, quando architetti come Viollet-le-Duc furono chiamati a eseguire numerosi interventi di restauro delle abitazioni nel tipico stile neo-gotico, dando alla città l’impronta che oggi possiamo ammirare.
Lo straordinario edificio del primo ospedale del Belgio: il Sint-Janshospitaal
Primeggia su tutti gli edifici il Sint-Janshospitaal , il più antico ospedale d’Europa. Recenti scavi hanno portato in superficie le fondamenta della costruzione originaria, risalente al XII secolo, ben visibili all’ingresso. Documenti dell’epoca, ancora conservati nell’archivio, testimoniano l’esistenza di un centro di accoglienza dei poveri gestito già dal 1188.
In origine al Sint-Janshospitaal non venivano praticate cure ospedaliere: la sopravvivenza o meno degli uomini era affidata alla volontà di Dio. Tuttavia ci si limitava a offrire un piatto caldo e una preghiera per le anime.
Per l’avvio degli interventi di cura e di medicina si dovrà attendere il XVII secolo quando l’ospedale comincia a dotarsi di un’unità di medici e poi di una farmacia rimasta in attività fino al Novecento e ancora oggi visitabile.
L’edificio, come la sua collezione di opere d’arte, merita una visita particolare.
Il corpo centrale sorge lungo l’arteria nevralgica dell’antica Bruges, affollata un tempo dal via vai dei pellegrini: la Mariaastraat. Al lato opposto c’è il canale - gli abitanti lo chiamano “reien” - che, con lo scorrere delle sue acque, creava un movimento che consentiva il ricambio d’aria all’interno dello stanzone al piano terra in cui trovavano ricovero i malati.
Al piano superiore si sviluppa un ampio ambiente dove un tempo alloggiavano le suore infermiere. Il tetto in legno a forma di carena di nave, ancora oggi visibile, sarebbe quello originario, risalente all’inizio del XIII secolo, perfettamente conservato.
Il museo Memling: il tesoro conservato al Sint-Janshospitaal
«Ogni opera della collezione è stata creata per questo luogo specifico e non è mai uscita da qui», ci spiega Ruud Priem, direttore del Sint-Janshospitaal .
Il riferimento è ai numerosi oggetti devozionali, alle reliquie, agli strumenti di medicina, alle statue dei santi esposti nelle teche, ma soprattutto al tesoro dei sei capolavori di Hans Memling di cui due datati e firmati dall’artista. Nel 1839 la collezione del maestro andò a costituire il nucleo del primo museo del Belgio, fondato dalle suore dell’Ospedale presso la sala accanto al refettorio. «Nel Quattrocento le ricche famiglie di Bruges erano animate da uno spirito improntato alla pietà caritatevole, ma non erano esenti dall’esibizione dello status sociale: devote sì, ma non modeste» commenta Ruud Priem.
È durante quel secolo d’oro che Jan Floreins - frate agostiniano amministratore dell’Ospedale - commissiona una serie di opere ad Hans Memling, abile pittore giunto dalla Germania in cerca di fortuna.
«Nel 1976, durante alcuni lavori di restauro, sono emersi dalle tavole del pavimento tre libri dei conti appartenuti a Jan Floreins, che documentano le voci di spesa dalle quali si evicono gli incarichi all’artista» continua il direttore.
Hans Memling, Trittico di Jan Floreins, 1479, Memling Museum, Sint Janshospitaal, Bruges (Particolare)
Scopriamo il volto di Jan Floreins ammirando il Trittico omonimo, una piccola pala d’altare concepita per la devozione privata ed eseguita da Memling nel 1479.
Il frate è ritratto nel pannello centrale ed ha i tratti dell’uomo inginocchiato dietro il muretto alla sinistra della capanna, con in mano un libro e con indosso il caratteristico abito nero dell’ordine religioso cui appartiene. Il frate a quel tempo aveva 36 anni, come si evince dall’iscrizione su una delle pietre del pilastro al suo fianco.
Hans Memling, Trittico di San Giovanni Evangelista e di San Giovanni Battista, 1474-79, Olio su tavola, Memlingmuseum, Sint-Janshospitaal, Bruges (Particolare)
Consegnato dall’artista nello stesso anno è il Trittico di San Giovanni Evangelista e di San Giovanni Battista, una delle più celebri produzioni di Hans Memling. I colori vividi e intensi della Sacra Conversazione, i motivi floreali dei finissimi broccati, la consistenza dei morbidi velluti si uniscono a una tecnica narrativa che consente all’artista di rappresentare contemporaneamente, in un’unica composizione, più eventi della vita dei santi, dalla visione dell’Apocalisse di San Giovanni Evangelista (a destra), alla Decollazione di Battista (a sinistra).
Hans Memling, Reliquiario per i resti di Sant'Orsola, 1482-89, Memling Museum, Sint Janshospitaal, Bruges (Particolare)
Hans Memling realizzò anche un nuovo Reliquiario per i resti di Sant’Orsola. La teca si ispira alla sagoma di una chiesa tardogotica in miniatura, decorata lungo i sei scomparti dei lati lunghi con le scene della storia della Santa. Un’opera che è considerata una delle sette meraviglie del Belgio e che mostra l’abilità dell’artista nel cimentarsi nella tecnica della pittura miniata.
Nelle scene prevale una grande vivacità e violenza delle azioni descritte: succede di tutto nella rappresentazione della vita di Sant’Orsola. Eppure non trapela alcuna emozione dalle persone ritratte e la composizione emana un forte senso di tranquillità e di pace.
Hans Memling, Dittico di Maarten van Nieuenhove, 1487, Olio su tavola, Sint Janshospitaal, Bruges (Particolare)
Hans Memling, Ritratto di giovane donna (Sibylla Sambetha), 1480, Sint Jaanshospitaal, Bruges (Particolare)
Il complesso di Nostra Signora della Potterie
Imboccando la Potterierrei e risalendo il canale in direzione Nord, si raggiuge un elegante e traquillo quartiere della città. Poco prima di arrivare a Damport si può ammirare sulla destra il grande complesso di edifici che fanno capo a Nostra Signora della Potterie (Onze-Lieve-Vrouw-ter-Potterie), l'altro grande ospedale di Bruges fondato nel XII secolo. All'interno dell'edificio è conservata una ricca collezione di oli fiamminghi, oggetti devozionali e reliquie religiose. In fondo al corridoio del piccolo museo di accede ad una sala dcon la ricostruzione di un'antica camera da letto, con tanto di mobilio in legno originale.
Sono tanti i capolavori che si lasciano ammirare in quelli che, un tempo, furono luoghi destinati a offrire sollievo ai poveri e ai bisognosi. Oggi costituiscono un itinerario artistico di grande fascino che, alla memoria legata all’identità di Bruges, aggiungono la bellezza di opere d’arte uniche. Ripercorrere questo appassionante fil rouge significa apprezzare a pieno la storia e il passato di una città dall’anima nobile, dallo sguardo caritatevole e dal fascino indiscusso.
Si tratta di strutture che conservano al loro interno straordinarie collezioni d’arte, e di costruzioni, tutt’oggi abitate, che si sviluppano intorno a giardini ben curati, oasi di pace che regalano momenti di ozio e silenzio fuori dai classici circuiti affollati.
Alla scoperta dei Godshuizen
Gli antichi ospedali nati in origine per curare più le anime che il corpo, come il Sint-Janshospitaal (Ospedale di San Giovanni) e l’Onze-Lieve-Vrouw-ter-Potterie (Nostra Signora della Potteria), e i cosiddetti Godshuizen - gli Ospizi di Carità - erano stati fondati durante i secoli del Basso Medioevo per volontà di numerose istituzioni caritatevoli, sostenute da facoltosi cittadini privati, che si ispiravano ai valori della carità cristiana e che si offrivano di dare un riparo decoroso ai diseredati.
Luoghi di accoglimento e reclusione al tempo stesso, fioriti nel periodo florido quando la città era diventata un centro economico e commerciale di primo piano a livello europeo - contava oltre 45mila abitanti, mentre Parigi a quel tempo ne aveva appena 30mila - attirarono un gran numero di bisognosi, poveri e malati, oltre ai pellegrini che si incamminavano sulla rotta Bruges - Gand.
Lungo la Nieuwe Gentweg si incontrano gli ingressi a due Ospizi di Carità oggi riuniti sotto un unico cappello: il De Meulenaere en Sint-Jozef.
Ad accogliere il visitatore, un grazioso giardino circondato da piccole case bianche, alcune panchine, una fontana e una cappella votiva.
Il giardino del Godshuizen De Meulenaere en Sint-Jozef a Bruges | Foto © ARTE.it 2018
Risalendo lungo la Mariastraat e imboccando la Walstraat in direzione del piccolo vicolo del Stoofstaat si raggiunge la Godhuis Spanoghe, con il suo rigoglioso spazio verde affacciato direttamente sul canale. Con il medesimo spirito di pietà era stato fondato il celebre Begijnhof, “Ten Wijngaarde”, oggi iscritto nella lista Unesco dei Patrimoni dell’Umanità. Il giardino alberato, la chiesa e il museo costituiscono importanti attrazioni a Bruges.
Ieri come oggi, l’alloggio presso uno degli edifici degli Ospizi di Carità è concesso a chiunque sia disposto ad accettare le regole della “casa”, spesso e volentieri molto stringenti.
Se oggi Bruges conserva l’aspetto parzialmente intatto del suo periodo gotico lo si deve soprattutto alla comunità di spagnoli che, anche dopo il Seicento - quando la città perse il predominio a favore di Anversa - continuò ad abitarla costituendo una piccola élite a fronte di una larga porzione di popolazione decisamente povera. Furono loro a preservare la città come una sorta di fantasy land. Ma è grazie agli inglesi che, nel XIX secolo, avvenne la riscoperta in termini turistici di Bruges, quando architetti come Viollet-le-Duc furono chiamati a eseguire numerosi interventi di restauro delle abitazioni nel tipico stile neo-gotico, dando alla città l’impronta che oggi possiamo ammirare.
Lo straordinario edificio del primo ospedale del Belgio: il Sint-Janshospitaal
Primeggia su tutti gli edifici il Sint-Janshospitaal , il più antico ospedale d’Europa. Recenti scavi hanno portato in superficie le fondamenta della costruzione originaria, risalente al XII secolo, ben visibili all’ingresso. Documenti dell’epoca, ancora conservati nell’archivio, testimoniano l’esistenza di un centro di accoglienza dei poveri gestito già dal 1188.
In origine al Sint-Janshospitaal non venivano praticate cure ospedaliere: la sopravvivenza o meno degli uomini era affidata alla volontà di Dio. Tuttavia ci si limitava a offrire un piatto caldo e una preghiera per le anime.
Per l’avvio degli interventi di cura e di medicina si dovrà attendere il XVII secolo quando l’ospedale comincia a dotarsi di un’unità di medici e poi di una farmacia rimasta in attività fino al Novecento e ancora oggi visitabile.
L’edificio, come la sua collezione di opere d’arte, merita una visita particolare.
Il corpo centrale sorge lungo l’arteria nevralgica dell’antica Bruges, affollata un tempo dal via vai dei pellegrini: la Mariaastraat. Al lato opposto c’è il canale - gli abitanti lo chiamano “reien” - che, con lo scorrere delle sue acque, creava un movimento che consentiva il ricambio d’aria all’interno dello stanzone al piano terra in cui trovavano ricovero i malati.
Al piano superiore si sviluppa un ampio ambiente dove un tempo alloggiavano le suore infermiere. Il tetto in legno a forma di carena di nave, ancora oggi visibile, sarebbe quello originario, risalente all’inizio del XIII secolo, perfettamente conservato.
Il museo Memling: il tesoro conservato al Sint-Janshospitaal
«Ogni opera della collezione è stata creata per questo luogo specifico e non è mai uscita da qui», ci spiega Ruud Priem, direttore del Sint-Janshospitaal .
Il riferimento è ai numerosi oggetti devozionali, alle reliquie, agli strumenti di medicina, alle statue dei santi esposti nelle teche, ma soprattutto al tesoro dei sei capolavori di Hans Memling di cui due datati e firmati dall’artista. Nel 1839 la collezione del maestro andò a costituire il nucleo del primo museo del Belgio, fondato dalle suore dell’Ospedale presso la sala accanto al refettorio. «Nel Quattrocento le ricche famiglie di Bruges erano animate da uno spirito improntato alla pietà caritatevole, ma non erano esenti dall’esibizione dello status sociale: devote sì, ma non modeste» commenta Ruud Priem.
È durante quel secolo d’oro che Jan Floreins - frate agostiniano amministratore dell’Ospedale - commissiona una serie di opere ad Hans Memling, abile pittore giunto dalla Germania in cerca di fortuna.
«Nel 1976, durante alcuni lavori di restauro, sono emersi dalle tavole del pavimento tre libri dei conti appartenuti a Jan Floreins, che documentano le voci di spesa dalle quali si evicono gli incarichi all’artista» continua il direttore.
Hans Memling, Trittico di Jan Floreins, 1479, Memling Museum, Sint Janshospitaal, Bruges (Particolare)
Scopriamo il volto di Jan Floreins ammirando il Trittico omonimo, una piccola pala d’altare concepita per la devozione privata ed eseguita da Memling nel 1479.
Il frate è ritratto nel pannello centrale ed ha i tratti dell’uomo inginocchiato dietro il muretto alla sinistra della capanna, con in mano un libro e con indosso il caratteristico abito nero dell’ordine religioso cui appartiene. Il frate a quel tempo aveva 36 anni, come si evince dall’iscrizione su una delle pietre del pilastro al suo fianco.
Hans Memling, Trittico di San Giovanni Evangelista e di San Giovanni Battista, 1474-79, Olio su tavola, Memlingmuseum, Sint-Janshospitaal, Bruges (Particolare)
Consegnato dall’artista nello stesso anno è il Trittico di San Giovanni Evangelista e di San Giovanni Battista, una delle più celebri produzioni di Hans Memling. I colori vividi e intensi della Sacra Conversazione, i motivi floreali dei finissimi broccati, la consistenza dei morbidi velluti si uniscono a una tecnica narrativa che consente all’artista di rappresentare contemporaneamente, in un’unica composizione, più eventi della vita dei santi, dalla visione dell’Apocalisse di San Giovanni Evangelista (a destra), alla Decollazione di Battista (a sinistra).
Hans Memling, Reliquiario per i resti di Sant'Orsola, 1482-89, Memling Museum, Sint Janshospitaal, Bruges (Particolare)
Hans Memling realizzò anche un nuovo Reliquiario per i resti di Sant’Orsola. La teca si ispira alla sagoma di una chiesa tardogotica in miniatura, decorata lungo i sei scomparti dei lati lunghi con le scene della storia della Santa. Un’opera che è considerata una delle sette meraviglie del Belgio e che mostra l’abilità dell’artista nel cimentarsi nella tecnica della pittura miniata.
Nelle scene prevale una grande vivacità e violenza delle azioni descritte: succede di tutto nella rappresentazione della vita di Sant’Orsola. Eppure non trapela alcuna emozione dalle persone ritratte e la composizione emana un forte senso di tranquillità e di pace.
Hans Memling, Dittico di Maarten van Nieuenhove, 1487, Olio su tavola, Sint Janshospitaal, Bruges (Particolare)
Per ammirare i ritratti di alcuni facoltosi privati cittadini di Bruges che hanno commissionato opere a Memling basta affacciarsi nella Cappella di San Cornelio dove sono conservati il Dittico di Maarten van Nieuwenhove e il Ritratto di giovane donna. Nel ritratto di Maarten l’artista si è concesso un virtuosismo tecnico, una sorta di omaggio al Ritratto dei coniugi Arnolfini di Jan van Eyck, con lo specchio convesso alle spalle della Vergine che permette di allargare i punti di vista dai quali osservare la scena.
Di particolare fascino il ritratto della giovane donna, rappresentata in abiti e gioielli preziosi. Attraverso la tecnica del trompe-l’oeil Memling raffigura, sul bordo della cornice, la punta della dita della mano destra della donna.
Hans Memling, Ritratto di giovane donna (Sibylla Sambetha), 1480, Sint Jaanshospitaal, Bruges (Particolare)
Il complesso di Nostra Signora della Potterie
Imboccando la Potterierrei e risalendo il canale in direzione Nord, si raggiuge un elegante e traquillo quartiere della città. Poco prima di arrivare a Damport si può ammirare sulla destra il grande complesso di edifici che fanno capo a Nostra Signora della Potterie (Onze-Lieve-Vrouw-ter-Potterie), l'altro grande ospedale di Bruges fondato nel XII secolo. All'interno dell'edificio è conservata una ricca collezione di oli fiamminghi, oggetti devozionali e reliquie religiose. In fondo al corridoio del piccolo museo di accede ad una sala dcon la ricostruzione di un'antica camera da letto, con tanto di mobilio in legno originale.
Sono tanti i capolavori che si lasciano ammirare in quelli che, un tempo, furono luoghi destinati a offrire sollievo ai poveri e ai bisognosi. Oggi costituiscono un itinerario artistico di grande fascino che, alla memoria legata all’identità di Bruges, aggiungono la bellezza di opere d’arte uniche. Ripercorrere questo appassionante fil rouge significa apprezzare a pieno la storia e il passato di una città dall’anima nobile, dallo sguardo caritatevole e dal fascino indiscusso.
Alla scoperta della città di Van Eyck e dei Maestri fiamminghi su www.visitbruges.be
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