Da vedere ogni giovedì e venerdì al Castello Sforzesco
Riapre al pubblico la Sala delle Asse di Leonardo

Leonardo da Vinci, volta della Sala delle Asse al Castello Sforzesco. Courtesy Museo del Castelo Sforzesco
Francesca Grego
24/07/2020
Dopo il Cenacolo di Santa Maria delle Grazie, a Milano torna accessibile un’altra grande opera di Leonardo: si tratta della Sala delle Asse del Castello Sforzesco, nel 2019 protagonista delle celebrazioni per il centenario del genio e ora visitabile ogni giovedì e venerdì fino al 13 settembre.
Se l’allestimento Un Leonardo mai visto ne ha svelato i segreti tra frammenti pittorici e ricostruzioni multimediali, quest’estate la Sala delle Asse presenta la sua nuda essenza: il fitto pergolato della volta, le insegne degli Sforza, i disegni e gli intrecci vegetali mai completati dall’artista, interrotto nel lavoro dall’invasione francese. In evidenza, i dettagli rivelati dal restauro che ha interessato l’opera dal 2013 e che riprenderà in autunno. Nell’intrico dei rami, profili di colline ed edifici aprono lo sguardo sui vasti possedimenti degli Sforza, mentre sulla parete Est una possente radice - il famoso Monocromo - si insinua tra le rocce.

Leonardo da Vinci, Sala delle Asse al Castello Sforzesco (dettaglio) I Foto Mauro Ranzani I Courtesy Museo del Castello Sforzesco
Eccezionale testimonianza della presenza di Leonardo a Milano, la Sala delle Asse è l’ambiente più prezioso di tutto il Castello Sforzesco. Fu il grande mecenate Ludovico il Moro a commissionarne la decorazione: un groviglio di tronchi, rami e foglie che si arrampicano fino al soffitto dando l’illusione di trovarsi in un giardino. Il duca non vide mai il lavoro completato. Nel 1499 le truppe francesi lo costrinsero alla fuga, mentre i suoi appartamenti venivano imbiancati e destinati a funzioni militari. Il trompe-l’oeil di Leonardo fu riscoperto solo alla fine dell’Ottocento, quando vennero alla luce le pitture della volta.

Leonardo da Vinci, Sala delle Asse al Castello Sforzesco (dettaglio) I Foto Luca Tosi I Courtesy Museo del Castello Sforzesco
Simboli araldici e dettagli dal mondo naturale si fondono nell’opera di Leonardo. Se i rami intrecciati rappresentano l'unione del duca con Beatrice d'Este, l’albero con foglie e radici è tra gli emblemi degli Sforza. Ma c'è di più: il gelso evoca il nome di Ludovico, detto “il Moro” come le more di gelso nero. Non a caso la sala divenne subito nota tra i contemporanei come “Camera dei Moroni”, mentre il nome di Sala delle Asse fa riferimento al rivestimento ligneo che la rendeva più calda e confortevole. Considerato simbolo di saggezza e prudenza poiché fiorisce lentamente e matura rapidamente, il gelso allude al governo accorto del signore di Milano. Storicamente, inoltre, quest'albero è connesso all'allevamento dei bachi da seta, a quei tempi tra le attività più floride in territorio lombardo e incoraggiata energicamente da Ludovico. La conferma arriva dalla presenza di nastri dorati, riferimento alla produzione del filo d'oro in cui il ducato eccelleva.

Leonardo da Vinci, Sala delle Asse al Castello Sforzesco (dettaglio). Foto Luca Tosi. Courtesy Museo del Castello Sforzesco
Se l’allestimento Un Leonardo mai visto ne ha svelato i segreti tra frammenti pittorici e ricostruzioni multimediali, quest’estate la Sala delle Asse presenta la sua nuda essenza: il fitto pergolato della volta, le insegne degli Sforza, i disegni e gli intrecci vegetali mai completati dall’artista, interrotto nel lavoro dall’invasione francese. In evidenza, i dettagli rivelati dal restauro che ha interessato l’opera dal 2013 e che riprenderà in autunno. Nell’intrico dei rami, profili di colline ed edifici aprono lo sguardo sui vasti possedimenti degli Sforza, mentre sulla parete Est una possente radice - il famoso Monocromo - si insinua tra le rocce.

Leonardo da Vinci, Sala delle Asse al Castello Sforzesco (dettaglio) I Foto Mauro Ranzani I Courtesy Museo del Castello Sforzesco
Eccezionale testimonianza della presenza di Leonardo a Milano, la Sala delle Asse è l’ambiente più prezioso di tutto il Castello Sforzesco. Fu il grande mecenate Ludovico il Moro a commissionarne la decorazione: un groviglio di tronchi, rami e foglie che si arrampicano fino al soffitto dando l’illusione di trovarsi in un giardino. Il duca non vide mai il lavoro completato. Nel 1499 le truppe francesi lo costrinsero alla fuga, mentre i suoi appartamenti venivano imbiancati e destinati a funzioni militari. Il trompe-l’oeil di Leonardo fu riscoperto solo alla fine dell’Ottocento, quando vennero alla luce le pitture della volta.

Leonardo da Vinci, Sala delle Asse al Castello Sforzesco (dettaglio) I Foto Luca Tosi I Courtesy Museo del Castello Sforzesco
Simboli araldici e dettagli dal mondo naturale si fondono nell’opera di Leonardo. Se i rami intrecciati rappresentano l'unione del duca con Beatrice d'Este, l’albero con foglie e radici è tra gli emblemi degli Sforza. Ma c'è di più: il gelso evoca il nome di Ludovico, detto “il Moro” come le more di gelso nero. Non a caso la sala divenne subito nota tra i contemporanei come “Camera dei Moroni”, mentre il nome di Sala delle Asse fa riferimento al rivestimento ligneo che la rendeva più calda e confortevole. Considerato simbolo di saggezza e prudenza poiché fiorisce lentamente e matura rapidamente, il gelso allude al governo accorto del signore di Milano. Storicamente, inoltre, quest'albero è connesso all'allevamento dei bachi da seta, a quei tempi tra le attività più floride in territorio lombardo e incoraggiata energicamente da Ludovico. La conferma arriva dalla presenza di nastri dorati, riferimento alla produzione del filo d'oro in cui il ducato eccelleva.

Leonardo da Vinci, Sala delle Asse al Castello Sforzesco (dettaglio). Foto Luca Tosi. Courtesy Museo del Castello Sforzesco
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