Tutti pazzi per il capolavoro di Leonardo
La Gioconda: di Leonardo ce n'è una, tutte le altre sono imitazioni
Pittore leonardesco, Gioconda, 1503–1516 circa, olio su tavola di noce, 57 x 76 cm, Madrid, Museo del Prado
Samantha De Martin
01/07/2020
L’ultima volta che Lisa Gherardini, moglie del mercante fiorentino Francesco del Giocondo, intercettò una sua “gemella”, seppur più giovane di dieci anni, fu a Singapore, nel 2014, precisamente alla Arts House.
Con le guance più paffute e un sorriso più accentuato rispetto all’originale Gioconda del Museo del Louvre, scoperta nel 1913 nella dimora di un aristocratico inglese e soprannominata la Monna Lisa di Isleworth, quest'opera era stata inizialmente liquidata come una copia. Ma l’esame del carbonio 14 nel 2013 ne rivalutò la possibilità dell’attribuzione.
Leonardo da Vinci (attr.), Monna Lisa di Isleworth, 1503–1506 circa, olio su tela, collezione privata, Svizzera
La Gioconda Isleworth, oggi in collezione privata a Ginevra, è solo una delle tante “sorelle” della donna più celebre dell’arte. Dipinta su tela, anziché su tavola, come è invece l'originale, è stata oggetto di un vivace dibattito internazionale circa l’attribuzione al maestro.
La protagonista del ritratto è visibilmente più giovane rispetto a quella del Louvre, il paesaggio alle sue spalle si presenta spoglio e incorniciato tra due colonne, assenti nell’opera originale. La protagonista - stretta in una veste dai panneggi più rigidi, tracciati in maniera più schematica rispetto a quelli della Gioconda del Louvre - risulta priva della di quella profondità psicologica che caratterizza le dame di Leonardo.
Leonardo da Vinci, La Gioconda, 1503-1506. Olio su tavola di legno, cm. 77×53
L’opera potrebbe essere stata concepita dallo stesso Leonardo come modello della Gioconda, nell’ottobre 1503. Secondo Vasari il maestro di Vinci iniziò a realizzare la Gioconda proprio in quell'anno, lasciandola però incompiuta, come appare la giovane Lisa. Alcuni credono che la Gioconda fu iniziata nel 1503 o nel 1504 a Firenze, sebbene il Louvre affermi che venne "senza dubbio dipinta tra il 1503 e il 1506".
La Gioconda di Isleworth è solo una della nutrita sfilza di “sosia” dell’opera più celebre, replicata, parodiata al mondo. Di copie la Monna Lisa ne avrebbe molte, unite dalla particolarità di risultare in generale più rigide, scolastiche, meno espressive rispetto all’originale, e talvolta incapaci di eguagliare lo sfumato del maestro. Spesso è anche molto difficile risalire al nome dell’autore.
Al capolavoro di Leonardo, divenuto l’emblema del ritratto rinascimentale, interpretato non solo come la somiglianza di una persona reale, ma anche come incarnazione di un ideale, si ispirò anche Raffaello. Intorno al 1505 l’Urbinate realizzò uno schizzo a penna e inchiostro che potrebbe essere stato ispirato al ritratto di Leonardo (o a un’altra versione dell’opera), oggi conservato al Louvre.
Raffaello Sanzio, Ritratto di donna,1505 circa, Parigi, Louvre
Molti hanno notato come questo schizzo per un ritratto femminile (che Longhi ha associato alla Dama col liocorno oggi alla Galleria Borghese) sia fortemente ispirato alla Gioconda. È probabile che Raffaello stesse cercando di apprendere da Leonardo lo studio dell’espressione, imitando la postura delle mani, acquisendo la capacità di comunicare un sentimento attraverso un atteggiamento.
Raffaello Sanzio, Dama col Liocorno, 1505-1506, Roma, Galleria Borghese
Tuttavia l’Urbinate avrebbe utilizzato gli elementi della composizione e del formato della Gioconda anche in altre opere, come è evidente nel Ritratto di Maddalena Strozzi, ne La Velata e persino nel Ritratto di Baldassare Castiglione.
D’altronde la dama dal sorriso ipnotico, dietro la quale secondo alcuni si celerebbe Lisa Gherardini, Salaì o lo stesso Leonardo, con i suoi enigmi circa la reale identità, che fiumi di inchiostro hanno sottratto a esperti e storici dell’arte, continua ancora oggi, a distanza di 500 anni, ad affascinare.
La Monna Lisa del Prado
Nel febbraio 2012, apparve al Museo del Prado una copia antica del dipinto di Leonardo, appena restaurata, e attualmente attribuita alla bottega del maestro, forse al Salaì o a un allievo spagnolo. Tra le tante repliche o copie esistenti della Monna Lisa, quella del Prado, arrivata nel museo nel 1819 dalle Collezioni Reali spagnole, è la più antica che si conosca e fu dipinta nello stesso periodo e nello stesso laboratorio dell'originale, probabilmente da un allievo di Leonardo.
Di questa particolarità si venne a conoscenza solo a partire dal 2010, grazie a un importante di restauro resosi necessario in occasione di una richiesta di prestito per un'esposizione temporanea al Louvre.
Pittore leonardesco, Gioconda, 1503–1516 circa, olio su tavola di noce, 57 x 76 cm, Madrid, Museo del Prado
Nella cosiddetta “Gioconda hermosa”, la pennellata appare molto lineare e compatta, e l’ignoto autore non adotta lo sfumato caratteristico del Leonardo maturo. La copia madrilena di Lisa Gherardini presenta inoltre le sopracciglia, sia pur fini, assenti (o cancellatesi) nell’opera parigina. Il fatto che la copia presenti gli stessi pentimenti o cambiamenti riscontrati nell'originale di Leonardo (nel busto, nel contorno del velo, nella posizione delle dita) suggerisce che le due opere siano state create contemporaneamente.
La tavola mostra, inoltre, uno sfondo caratterizzato da colori chiari, molto simile a come doveva apparire in origine anche sul dipinto del Louvre.
La Gioconda Nuda
La Monna Vanna o Gioconda nuda è il dipinto più ambiguo e chiacchierato dell'allievo di Leonardo, Salaì, dove potrebbe essere certa la collaborazione del maestro che avrebbe eseguito personalmente il motivo della spalliera vegetale contro la quale si pone la figura senza veli. Impossibile non scorgere sul volto il celeberrimo sorriso della Gioconda, anche se il resto del corpo è privo di femminilità.
La Gioconda di San Pietroburgo
Una versione sconosciuta della Gioconda, raffigurata tra due colonne , è emersa nel 2015 in una collezione privata russa di San Pietroburgo. A dare l’annuncio era stato lo studioso Silvano Vinceti, secondo il quale "molteplici sono gli indicatori che rinviano al grande genio di Leonardo da Vinci, anche se per ora si tratta solo di una ipotesi".
Il volto della modella è più giovane rispetto alla versione di Leonardo, come diverso è anche lo sfondo.
Dalla Gioconda Vernon, dal nome del collezionista che la possedeva nel XVIII secolo, considerata opera di un anonimo cinquecentesco, alla Gioconda Reynolds, la saga delle sosia di Monna Lisa attraversa i secoli.
Un aneddoto curioso ruota invece attorno alla Gioconda conservata al Musée des Beaux-Arts di Quimper, in Bretagna, opera di un copista italiano del Cinquecento talmente simile all’originale che che le autorità francesi avrebbero pensato di esporla al Louvre subito dopo il furto del capolavoro, avvenuto nel 1911 ad opera di un imbianchino italiano spinto da un moto di patriottismo.
La Monna Lisa versione “pop”
Presto anche il mondo delle Avanguardie dovette cedere di fronte all'innegabile popolarità di Monna Lisa. Dadaisti e surrealisti ne effettuarono modifiche e caricature. Nel 1883 l’illustratore Sapeck (Eugène Bataille) evocò il ritratto di Monna Lisa ne Le rire, l'immagine della Gioconda, mettendo in bocca alla nobile dama una bella pipa fumante.
Eugène Bataille, La Joconde fumant la pipe
“La Gioconda è così universalmente nota e ammirata da tutti che sono stato molto tentato di utilizzarla per dare scandalo. Ho cercato di rendere quei baffi davvero artistici” scriveva Marcel Duchamp. Detto fatto. Ed è così che, nel 1919, il pittore dadaista presentò il ready-made L.H.O.O.Q., una riproduzione parodica di Monna Lisa con tanto di baffi e di pizzetto.
Non contento, l’artista vi aggiunse persino un'iscrizione, che, letta ad alta voce in francese, risuonava come "Elle a chaud au cul", con tanto di pruriginoso rimando allo stato di eccitazione sessuale della nobile figura.
Dall’Autoritratto come Mona Lisa di Salvador Dalí alle stampe serigrafiche di Andy Warhol, artefice di più Mona Lisas, chiamate Thirty Are Better of One, la celebre figura ritratta da Leonardo approda fino al panorama della street art grazie all'artista urbano francese, noto pseudonimo di Invader, che ha realizzato versioni della Gioconda sui muri delle città di Parigi e Tokyo usando uno stile a mosaico.
Il “Rubik Mona Lisa” fu invece realizzato con il cubo di Rubik e battuto all’asta nel 2005 per 480mila euro.
Marcel Duchamp, L.H.O.O.Q, 1919, ready made, New York, collezione privata
Leggi anche:
• Enigmi al femminile. Le misteriose dame di Leonardo
• Falso o capolavoro? Leonardo da Vinci e il mistero della Bella principessa
• I grandi capolavori di Leonardo
Con le guance più paffute e un sorriso più accentuato rispetto all’originale Gioconda del Museo del Louvre, scoperta nel 1913 nella dimora di un aristocratico inglese e soprannominata la Monna Lisa di Isleworth, quest'opera era stata inizialmente liquidata come una copia. Ma l’esame del carbonio 14 nel 2013 ne rivalutò la possibilità dell’attribuzione.
Leonardo da Vinci (attr.), Monna Lisa di Isleworth, 1503–1506 circa, olio su tela, collezione privata, Svizzera
La Gioconda Isleworth, oggi in collezione privata a Ginevra, è solo una delle tante “sorelle” della donna più celebre dell’arte. Dipinta su tela, anziché su tavola, come è invece l'originale, è stata oggetto di un vivace dibattito internazionale circa l’attribuzione al maestro.
La protagonista del ritratto è visibilmente più giovane rispetto a quella del Louvre, il paesaggio alle sue spalle si presenta spoglio e incorniciato tra due colonne, assenti nell’opera originale. La protagonista - stretta in una veste dai panneggi più rigidi, tracciati in maniera più schematica rispetto a quelli della Gioconda del Louvre - risulta priva della di quella profondità psicologica che caratterizza le dame di Leonardo.
Leonardo da Vinci, La Gioconda, 1503-1506. Olio su tavola di legno, cm. 77×53
L’opera potrebbe essere stata concepita dallo stesso Leonardo come modello della Gioconda, nell’ottobre 1503. Secondo Vasari il maestro di Vinci iniziò a realizzare la Gioconda proprio in quell'anno, lasciandola però incompiuta, come appare la giovane Lisa. Alcuni credono che la Gioconda fu iniziata nel 1503 o nel 1504 a Firenze, sebbene il Louvre affermi che venne "senza dubbio dipinta tra il 1503 e il 1506".
La Gioconda di Isleworth è solo una della nutrita sfilza di “sosia” dell’opera più celebre, replicata, parodiata al mondo. Di copie la Monna Lisa ne avrebbe molte, unite dalla particolarità di risultare in generale più rigide, scolastiche, meno espressive rispetto all’originale, e talvolta incapaci di eguagliare lo sfumato del maestro. Spesso è anche molto difficile risalire al nome dell’autore.
Al capolavoro di Leonardo, divenuto l’emblema del ritratto rinascimentale, interpretato non solo come la somiglianza di una persona reale, ma anche come incarnazione di un ideale, si ispirò anche Raffaello. Intorno al 1505 l’Urbinate realizzò uno schizzo a penna e inchiostro che potrebbe essere stato ispirato al ritratto di Leonardo (o a un’altra versione dell’opera), oggi conservato al Louvre.
Raffaello Sanzio, Ritratto di donna,1505 circa, Parigi, Louvre
Molti hanno notato come questo schizzo per un ritratto femminile (che Longhi ha associato alla Dama col liocorno oggi alla Galleria Borghese) sia fortemente ispirato alla Gioconda. È probabile che Raffaello stesse cercando di apprendere da Leonardo lo studio dell’espressione, imitando la postura delle mani, acquisendo la capacità di comunicare un sentimento attraverso un atteggiamento.
Raffaello Sanzio, Dama col Liocorno, 1505-1506, Roma, Galleria Borghese
Tuttavia l’Urbinate avrebbe utilizzato gli elementi della composizione e del formato della Gioconda anche in altre opere, come è evidente nel Ritratto di Maddalena Strozzi, ne La Velata e persino nel Ritratto di Baldassare Castiglione.
D’altronde la dama dal sorriso ipnotico, dietro la quale secondo alcuni si celerebbe Lisa Gherardini, Salaì o lo stesso Leonardo, con i suoi enigmi circa la reale identità, che fiumi di inchiostro hanno sottratto a esperti e storici dell’arte, continua ancora oggi, a distanza di 500 anni, ad affascinare.
La Monna Lisa del Prado
Nel febbraio 2012, apparve al Museo del Prado una copia antica del dipinto di Leonardo, appena restaurata, e attualmente attribuita alla bottega del maestro, forse al Salaì o a un allievo spagnolo. Tra le tante repliche o copie esistenti della Monna Lisa, quella del Prado, arrivata nel museo nel 1819 dalle Collezioni Reali spagnole, è la più antica che si conosca e fu dipinta nello stesso periodo e nello stesso laboratorio dell'originale, probabilmente da un allievo di Leonardo.
Di questa particolarità si venne a conoscenza solo a partire dal 2010, grazie a un importante di restauro resosi necessario in occasione di una richiesta di prestito per un'esposizione temporanea al Louvre.
Pittore leonardesco, Gioconda, 1503–1516 circa, olio su tavola di noce, 57 x 76 cm, Madrid, Museo del Prado
Nella cosiddetta “Gioconda hermosa”, la pennellata appare molto lineare e compatta, e l’ignoto autore non adotta lo sfumato caratteristico del Leonardo maturo. La copia madrilena di Lisa Gherardini presenta inoltre le sopracciglia, sia pur fini, assenti (o cancellatesi) nell’opera parigina. Il fatto che la copia presenti gli stessi pentimenti o cambiamenti riscontrati nell'originale di Leonardo (nel busto, nel contorno del velo, nella posizione delle dita) suggerisce che le due opere siano state create contemporaneamente.
La tavola mostra, inoltre, uno sfondo caratterizzato da colori chiari, molto simile a come doveva apparire in origine anche sul dipinto del Louvre.
La Gioconda Nuda
La Monna Vanna o Gioconda nuda è il dipinto più ambiguo e chiacchierato dell'allievo di Leonardo, Salaì, dove potrebbe essere certa la collaborazione del maestro che avrebbe eseguito personalmente il motivo della spalliera vegetale contro la quale si pone la figura senza veli. Impossibile non scorgere sul volto il celeberrimo sorriso della Gioconda, anche se il resto del corpo è privo di femminilità.
La Gioconda di San Pietroburgo
Una versione sconosciuta della Gioconda, raffigurata tra due colonne , è emersa nel 2015 in una collezione privata russa di San Pietroburgo. A dare l’annuncio era stato lo studioso Silvano Vinceti, secondo il quale "molteplici sono gli indicatori che rinviano al grande genio di Leonardo da Vinci, anche se per ora si tratta solo di una ipotesi".
Il volto della modella è più giovane rispetto alla versione di Leonardo, come diverso è anche lo sfondo.
Dalla Gioconda Vernon, dal nome del collezionista che la possedeva nel XVIII secolo, considerata opera di un anonimo cinquecentesco, alla Gioconda Reynolds, la saga delle sosia di Monna Lisa attraversa i secoli.
Un aneddoto curioso ruota invece attorno alla Gioconda conservata al Musée des Beaux-Arts di Quimper, in Bretagna, opera di un copista italiano del Cinquecento talmente simile all’originale che che le autorità francesi avrebbero pensato di esporla al Louvre subito dopo il furto del capolavoro, avvenuto nel 1911 ad opera di un imbianchino italiano spinto da un moto di patriottismo.
La Monna Lisa versione “pop”
Presto anche il mondo delle Avanguardie dovette cedere di fronte all'innegabile popolarità di Monna Lisa. Dadaisti e surrealisti ne effettuarono modifiche e caricature. Nel 1883 l’illustratore Sapeck (Eugène Bataille) evocò il ritratto di Monna Lisa ne Le rire, l'immagine della Gioconda, mettendo in bocca alla nobile dama una bella pipa fumante.
Eugène Bataille, La Joconde fumant la pipe
“La Gioconda è così universalmente nota e ammirata da tutti che sono stato molto tentato di utilizzarla per dare scandalo. Ho cercato di rendere quei baffi davvero artistici” scriveva Marcel Duchamp. Detto fatto. Ed è così che, nel 1919, il pittore dadaista presentò il ready-made L.H.O.O.Q., una riproduzione parodica di Monna Lisa con tanto di baffi e di pizzetto.
Non contento, l’artista vi aggiunse persino un'iscrizione, che, letta ad alta voce in francese, risuonava come "Elle a chaud au cul", con tanto di pruriginoso rimando allo stato di eccitazione sessuale della nobile figura.
Dall’Autoritratto come Mona Lisa di Salvador Dalí alle stampe serigrafiche di Andy Warhol, artefice di più Mona Lisas, chiamate Thirty Are Better of One, la celebre figura ritratta da Leonardo approda fino al panorama della street art grazie all'artista urbano francese, noto pseudonimo di Invader, che ha realizzato versioni della Gioconda sui muri delle città di Parigi e Tokyo usando uno stile a mosaico.
Il “Rubik Mona Lisa” fu invece realizzato con il cubo di Rubik e battuto all’asta nel 2005 per 480mila euro.
Marcel Duchamp, L.H.O.O.Q, 1919, ready made, New York, collezione privata
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